Giovedì, 16 Maggio, 2024

Buon compleanno SARC! La società cooperativa sociale, aderente ad AGCI Lazio, compie 36 anni di attività all’insegna di un nuovo sistema di welfare più inclusivo e solidale

“Siamo convinti che le persone abbiano il diritto di avere garantite e rispettate le loro dignità. Potenziate, difese, sostenute e promosse le loro risorse”. Queste due brevi frasi, che si leggono dalla pagina Fb di presentazione, racchiudono in realtà la grande e ambiziosa mission di SARC, cooperativa sociale di Zagarolo (Roma) nata 36 anni fa, con l’obiettivo di realizzare servizi socioassistenziali di promozione della salute e di prevenzione del disagio in favore dei minori, disabili, anziani, disagi psichici, tossicodipendenti e nuclei familiari.  Ma non solo. Ne parliamo con la presidente Stefania Carbone.

 

Quando e come nasce la cooperativa SARC?

SARC (Servizi Assistenziali Ricreativi e Culturali) nasce il 23 marzo del 1998 da un gruppo di nove persone da tempo impegnate nel mondo del volontariato, attività che ne caratterizza l’impegno dei primi anni. Col tempo, a seguito di una serie di norme che hanno riguardato lo sviluppo del Terzo Settore in Italia – legge n° 381/91 – la cooperativa ha vissuto una serie di trasformazioni e mutamenti che ne fanno attualmente un soggetto molto diverso da quello che era stato immaginato al momento della sua fondazione.

Di cosa si occupa attualmente?

Oggi SARC gestisce diversi sevizi socio-assistenziali-educativi nonché ludico-ricreativi e culturali in diverse aree di interesse quali minoridisabili, nuclei familiari e terza età. Promuoviamo la tutela dei minori e la responsabilità genitoriale, lavoriamo con i disabili, svolgiamo attività di prevenzione del disagio dalle dipendenze oltre ad azioni di inclusione sociale. Ci impegniamo quotidianamente per creare una cultura delle relazioni e per sensibilizzare il contesto territoriale sul valore delle diversità intese come opportunità di crescita, rafforzando la comunità e stimolando processi di welfare generativo.

Lavorate solo in ambito territoriale?

Operiamo prevalentemente nei territori della città metropolitana di Roma.

Avete da poco festeggiato i 36 anni di attività. Quali progetti in essere e quali per il futuro?

I progetti in essere sono tanti; oltre ai servizi in continuità stiamo per attivare nuovi progetti che hanno l’obiettivo di contrastare le povertà educative minorili. Per noi è importante lavorare per ottenere un presidio sociale sul nostro territorio. Attualmente rappresentiamo già un punto di riferimento per la comunità, ma vogliamo riuscire a mettere in piedi dei servizi che prescindano da quelli che sono i finanziamenti pubblici per stabilire così una maggiore continuità, magari attraverso il fundraising, con finanziamenti da parte di fondazioni, banche.

Cosa vuol dire cooperazione per lei e, nello specifico, fare cooperazione sociale?

Cooperazione vuol dire lavorare in rete, mettere in campo energie e sinergie attraverso la collaborazione di tutti: soci, dipendenti, stakeholder, cooperatori, cercando di creare servizi ed attività che sono potenzialmente più strutturati rispetto al lavoro individuale.

Lavorare insieme per raggiungere lo stesso obiettivo, senza lasciare nessuno indietro. Questo è cooperare.

Fare cooperazione sociale vuol dire rappresentare una grande forza, una grande opportunità, lavorare con competenza, sensibilità e affidabilità. Tutti valori, questi, che ci rendono più umani e solidali con chi è più svantaggiato di noi.

Come si è avvicinata alla cooperazione sociale?

È stato casuale, sono entrata nella cooperazione sociale da più di 20 anni. Ero da poco laureata in Psicologia. Ho incominciato a inserirmi nella progettazione. Siccome tutti i progetti che sviluppavo venivano finanziati, quando l’altro presidente decise di lasciare, mi chiese di prendere il suo posto “visto che conoscevo tutti in progetti attivi in SARC”. In realtà in breve tempo mi resi conto che essere la Rappresentante Legale di una cooperativa era una cosa molto diversa dallo scrivere dei buoni progetti.

Come ha conosciuto AGCI?

Nel 2010 ho conosciuto il compianto e amato Eugenio De Crescenzo, una persona sempre molto disponibile e affabile. Lo incontrai in un momento molto difficile della cooperativa: soffrivamo per i grossi ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, non avevamo dei fidi con le banche, così temevo che la cooperativa stesse per fallire; rivolgendomi a lui e seguendo i suoi consigli sono riuscita a trovare le soluzioni ai  problemi e ho capito che il mondo della cooperazione avrebbe fatto parte della mia vita.

Quanti soci e quanti dipendenti ha SARC?

60 dipendenti, 25 soci.

Un aneddoto particolare?

Ho una grande sensibilità quando si tratta di famiglie e minori. In questi anni siamo riusciti a svolgere un grande lavoro di squadra con la cooperativa ma anche con il territorio, il consultorio, i servizi sociali. Tempo fa avevamo intercettato una mamma con i suoi tre bimbi per seguire il laboratorio di teatro, un nucleo fragile per una serie di circostanze della vita e per la mancanza di una rete familiare di sostegno. La partecipazione ad un’attività ricreativa ha permesso all’èquipe di riferimento di cogliere dei segnali di disagio della donna; grazie ad un intervento di sostegno alla genitorialità e ad un supporto psicologico in collaborazione con i servizi territoriali siamo riusciti a gestire una situazione che sarebbe potuta finire in un modo molto critico.

Questa è una delle tante storie che viviamo qui e che ci insegna che la cooperazione è una grande esperienza di crescita professionale ma, soprattutto, umana.