OP: quando i produttori si uniscono per garantire maggiore qualità, sviluppo e sostenibilità _02
Intervista a Mauro Vio, direttore della O.P. “Bivalvia” Veneto, Società cooperativa
Il suo percorso professionale.
Mi occupo del settore pesca dal ‘98, quindi sono esattamente 24 anni di attività.
Sono entrato prima come collaboratore di una cooperativa, aderente ad AGCI già da allora e poi ho cominciato a lavorare all’interno di CO.GE.VO del Veneto, il Consorzio per la Gestione e la Tutela della Pesca dei Molluschi Bivalvi.
Ho ricoperto la carica di direttore portando avanti le politiche di salvaguardia dei banchi naturali e quindi della gestione a mare intesa come tutela e salvaguardia dei banchi naturali di molluschi bivalvi nel Veneto, affiancando i pescatori in una nuova ottica di autogestione della pesca. La pesca è prelievo della risorsa, il Consorzio fa una gestione calibrata del prelievo della risorsa perché deve salvaguardare i banchi naturali.
Nel 2006 abbiamo creato due organizzazioni di produttori che sono: una O.P. di fasolari, e un’altra di Bivalvi Veneto. Ci definiamo imprenditori dell’ambiente e viviamo il mare come se fosse la nostra prima casa. È lavorando con passione e caparbietà, avvalendosi di tecnologie innovative, che consentiamo la convivenza tra l’attività di pesca e il prezioso equilibrio dell’Ecosistema. Pratichiamo una pesca a rotazione che non intacca in alcun modo i banchi naturali. La nostra è anche una esca selettiva in cui solo i pescatori, muniti di licenza, possono svolgere regolarmente l’attività, al fine di tutelare le specie ittiche del nostro mare.
Per chi non conosce le O.P. può spiegare che cosa sono, quali sono i requisiti per diventare un’Organizzazione di Produttori e i vantaggi?
Le Organizzazioni di Produttori sono chiaramente figlie della politica comunitaria, prima dell’agricoltura ma anche chiaramente della pesca. Sono fortemente caldeggiate da queste politiche perché mettono insieme tanti piccoli produttori.
La nostra, la O.P. Bivalvia è un’organizzazione di pescatori che opera nel mare Adriatico del Veneto costituita da circa 100 imbarcazioni e 300 pescatori associati che ogni giorno si occupano della raccolta di molluschi bivalvi. Lavoriamo guidati dall’amore per il mare e lo facciamo in modo sostenibile ed etico. “I Pescaori” è il nome con cui commercializziamo i nostri prodotti: frutti di mare di altissima qualità, puliti, dissabbiati, mondati e surgelati al naturale a due ore della pesca.
Il nostro è, inoltre, un sistema utile a salvaguardare il popolo dei pescatori. Ai nostri consorziati offriamo il massimo del supporto e del sostegno in ogni attività. Siamo il loro punto di riferimento istituzionale. Ascoltiamo le voci dei pescatori e di tutti gli attori della filiera, perché vogliamo un prodotto che sia migliore ogni giorno. Teniamo viva la storia e le tradizioni, contribuendo al mantenimento dell’equilibrio sociale.
Gli Stati dell’Unione europea contribuiscono finanziariamente all’istituzione e alla gestione delle O.P.?
Assolutamente sì e ci sono vari parametri per farlo. Noi abbiamo fatto la scelta di capitalizzare la nostra O.P., ovvero di investire su immobili, linee produttive e sulla trasformazione del prodotto. Quindi nel momento in cui si abbraccia questa filosofia, il pescatore diventa sempre più imprenditore diventando parte integrante di una filiera corta in cui si è in grado di affacciarsi con dignità al mercato, con un prodotto di qualità locale, senza temere la concorrenza.
Guardando al passato e proiettandoci verso il futuro siamo riusciti a trasformare la pesca tradizionale in un evoluto sistema di raccolta gestita. Abbiamo strutturato una rete a sostegno dei pescatori, riducendo al minimo i rischi economici legati all’attività della pesca.
Quindi è importante anche per le O.P. il concetto di cooperazione?
Si, perché i principi della cooperazione quali solidarietà, sostenibilità e tutela dell’ambiente sono valori imprescindibili di una O.P.
Che influenza ha avuto il caro energia, il caro carburante per le O.P.? E ora le cose sono migliorate?
Se ci riferiamo alle barche, quindi alla forza-lavoro, alla produzione, sì, ha gravemente influenzato in maniera negativa sui bilanci dell’economia dei pescherecci.
Abbiamo pescherecci che consumano e spendono mediamente mille euro al giorno di carburante per raccogliere prodotto ittico; quindi, a questo punto devi un po’ giocare in maniera molto razionale sui tempi di pesca, attuando azioni più mirate, nel senso che non vai in giro per il mare a consumare gasolio ma vai mirato sui banchi in poche ore di pesca.
Purtroppo, c’è da aggiungere che sono i costi energetici quelli che ci preoccupano maggiormente visto che vanno a incidere su tutta la fase della trasformazione.
Siamo passati, ahimè, da 11 milioni d fatturato a 5 milioni, dal periodo della pandemia da Covid-19 fino a oggi.
Cosa vorrebbe chiedere alla nuova squadra di governo?
Noi abbiamo fatto un percorso non convenzionale, considerando che il nostro core business gira attorno alla vongola di mare, al lupino, raccogliamo potenzialmente ogni giorno circa 40 mila kg di prodotto che occorre vendere. Per superare la concorrenza sul mercato, la strada che ho voluto mettere in piedi è quella delle certificazioni di pesca biologica che attesta il nostro impegno concreto a favore della sostenibilità ambientale.
Quello che vorrei chiedere è che, così come sta accadendo da tempo all’Estero, come ad esempio nel nord Europa, ci sia una maggior sensibilità sulla pesca certificata e, dunque, sulla sostenibilità e sulla tutela ambientale anche nel nostro Paese.