Mercoledì, 27 Settembre, 2023

Schiavone (Agci): “Cooperazione schiacciata da politica Bce sui tassi. Sostenibilità sia prima di tutto economica”

Il presidente dell’associazione generale delle cooperative italiane a CUOREECONOMICO: “Autonomia differenziata impraticabile e dannosa, discussione è perdita di tempo. La transizione digitale è un cambiamento prima di tutto culturale, necessario per la crescita del Paese”

“Con l’aumento dei tassi d’interesse le imprese sono ancora di più in difficoltà. La transizione ecologica deve essere accompagnata da politiche di sostegno all’economia”.

Dopo l’ulteriore aumento dello 0,25 percento dei tassi di interesse deciso a settembre, la Banca centrale europea non ha intenzione di cambiare politica monetaria e, nonostante l’inflazione stia scendendo, le piccole imprese continuano a registrare problemi.

Le ultime parole della presidente Christine Lagarde, in questo senso, non chiariscono ancora quali saranno le strategie future, ma per ora non sono previsti ribassi.

L’effetto dell’aumento del costo del denaro non può che essere negativo anche sulle imprese cooperative. Del resto i tassi più alti se da un lato sono considerati strumenti potenti per combattere l’aumento dei prezzi l’inflazione, dall’altro hanno l’effetto negativo soprattutto sul breve termine”, dice Giovanni Schiavone, presidente di Agci (Associazione generale cooperative italiane).

“Oggi - continua - un prestito è più costoso e questo aumento pesa sull’impresa cooperativa, sui soci e sui cittadini, raffreddando la crescita economica e rallentando le assunzioni”.

 

Presidente, proprio sulle assunzioni, secondo lei è giusto introdurre il salario minimo?

Ritengo che l’introduzione di un salario minimo sia una misura giusta come è avvenuto in altri Paesi europei. Penso però che non debba essere generalizzata ma calata in quei settori dove non vi è la tutela derivante dall’applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro”.

La preoccupano i ritardi Pnrr?

Da mesi ormai il Governo italiano lavora sulla proposta di revisione complessiva del Pnrr inviata all’ Unione Europea, con modifiche che dovrebbero integrare il capitolo sul piano energetico RepowerEu e stralciare i progetti considerati non realizzabili.

Se da tutto questo lavoro verrà fuori una proposta di spesa seria degli interventi ben venga anche tutto il ritardo accumulato. L’importante che i fondi previsti del Pnrr, che mette in campo ingenti risorse per il rilancio dell’economia italiana, siano spesi in modo oculato”.

Da diversi mesi il Governo sta lavorando a una norma sull’autonomia differenziata. Lei che idea si è fatto?

Premesso che l’autonomia differenziata altro non è che il riconoscimento da parte dello Stato dell’attribuzione alle Regioni di autonomia legislativa ovviamente con ricadute sul gettito fiscale, ritengo che la sua attuazione sia impraticabile oltre che dannosa sul piano sociale e economico.

L’intrigo dei procedimenti giuridici e legislativi in un Paese come il nostro non agevolerà il percorso per l’attuazione della autonomia differenziata, basti pensare che dal 2001 non si è stato in grado di individuare i Livelli essenziali di prestazioni che oggi si intendono oggi identificare attraverso una Cabina di regia di nomina governativa.

Francamente penso che sarà un tema che impegnerà il nostro Paese in dibattiti e confronti ma che non decollerà per tantissime ragioni, non ultime le insufficienti risorse finanziarie a disposizione per realizzarla e soprattutto per evitare che la sua attuazione diventi strumento divisivo e di rottura sociale”.

Rimanendo sui provvedimenti del Governo, voi avete spinto per l’istituzione del Cluster Nazionale “Italia Foresta Legno”. Cosa si augura adesso?

La nostra associazione è tra i costitutori del Cluster Italia Foresta Legno perché convinta che in tema di salvaguardia e valorizzazione delle filiere economiche nazionali bisogna essere propositivi.

La partecipazione a questa iniziativa ha proprio l’obiettivo di promuovere la gestione attiva del patrimonio forestale italiano, con una particolare attenzione alle aree montane e periferiche sulla base dei principi dello sviluppo sostenibile.

Il Cluster Foresta Legno Italia rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese e ci auguriamo che possa dare nuovo valore alla filiera con un migliore utilizzo del legno italiano attraverso l’impegno delle organizzazioni costituenti in collaborazione col mondo accademico e la ricerca, con l’obiettivo di raccogliere le migliori esperienze per dare opportunità di sviluppo in quei territori in cui la risorsa foresta-legno può essere un volano”.

A questo proposito crede che vadano rivisti gli obiettivi del Green Deal europeo?

Quando parliamo del Green Deal facciamo riferimento all’insieme delle strategie per una economia più attenta alla salvaguardia dell’ambiente.

Gli obiettivi di ridurre le emissioni di gas serra del 55 percento entro il 2030 e per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 dunque non si possono che condividere ma per promuovere un’economia sostenibile non bisogna trascurare la crescita del benessere e della ricchezza, così da raggiungere un equilibrio tra la tutela dell’integrità dell’ecosistema, l’efficienza economica e l’equità sociale”.

Sulla transizione digitale, invece, come valuta il lavoro della Commissione europea?

Positivamente, perché in questo modo le nostre imprese possono rivedere tutti i processi produttivi utilizzando tecnologie digitali, con l’obiettivo di renderli più efficienti. Si stratta di un cambiamento culturale e tecnologico che impone alle imprese di cambiare radicalmente il modo di operare.

La trasformazione digitale a questo punto diventa strategica oltre che necessaria, perché comporta l’integrazione di tecnologie e soluzioni digitali in ogni area d’azienda.

Le soluzioni green e digitali necessarie alla nostra società diventano due facce della stessa medaglia, cioè strumenti di intervento per il settore industriale e per le imprese tutte”.

di Matteo Melani