Storie di cooperative AGCI - Dal Lazio il modello d’impresa sociale fondato sull’etica, la cura e l’attenzione per i più fragili, con la la cooperativa “Itinera”
Intervista al Presidente Nicola Cavallone che non ha dubbi sul significato della parola “cooperazione”: lavorare insieme per mettersi al servizio degli altri
“Il consiglio che voglio dare alle persone disabili è di concentrarsi sulle cose che la disabilità non impedisce di fare bene e di non rimpiangere ciò che non si riesce a fare. Non siate disabili nello spirito, come nel corpo”. Queste le parole di Stephan Hawking che, nonostante fosse affetto da Sla e costretto tutta la vita sulla sedie a rotelle, è considerato uno dei più grandi, autorevoli scienziati, astrofisici e divulgatori scientifici al mondo.
I disabili devono e possono essere messi in grado di vivere dignitosamente, valorizzando le loro capacità e diversità. Su questo nobile principio nasce e si sviluppa la cooperativa sociale “Itinera”, aderente ad AGCI Lazio che già in tempi non sospetti, con la propria attività ha contribuito concretamente a favorire e sostenere l’inclusione sociale, ad affermare i diritti dei più fragili, degli emarginati. Solo così una società può definirsi veramente accogliente e civile.
Presidente Cavallone, quando nasce la cooperativa sociale “Itinera”?
È nata dall’idea di un gruppo di ragazzi, giovani universitari che per sensibilità, valore etico e giustizia sociale, azzardarono una scommessa puntando sul settore sociale, una scelta che all’epoca era meno usuale rispetto a oggi. Hanno partecipato a un concorso pubblico presentando un progetto con cui ottennero un punteggio altissimo.
L’obiettivo principale era quello di affrontare il disagio nella periferia di Roma, quindi pensare prima di tutto alla disabilità. Il focus del progetto era la “povertà educativa”, un obiettivo che abbiamo continuato a perseguire nel corso degli anni in forma e modalità diverse. Io non ho partecipato alla nascita della cooperativa se non indirettamente perché allora ero un dirigente del Comune di Roma quindi ci sarebbe stato un conflitto d’interesse.
“Itinera”, dunque, è una Cooperativa Sociale che nasce nell’Aprile del 2004 associando dirigenti della formazione, rappresentanti di associazioni e volontari impegnati da anni nel settore dei servizi alla persona. La Cooperativa progetta e gestisce una gamma articolata di servizi per i disabili, per persone affette da disagio psichico, per minori e per la terza età.
Per rispondere efficacemente alle necessità di queste categorie, “Itinera” si avvale di una forte struttura organizzativa e di una rete di operatori specializzati. Dal 2010 ricopro il ricopro il ruolo di Presidente.
Quanti soci?
La cooperativa conta 18 Soci e collabora essenzialmente con numerosi professionisti esterni.
Quali servizi offre esattamente la cooperativa?
Il core business della cooperativa è curare la disabilità nei processi educativi, quindi partecipiamo principalmente ai bandi indetti dalla Regione e da altri Comuni per il sostegno nelle scuole di figure specializzate. I nostri operatori sono psicologi, educatori, laureati in Scienze della Formazione, professionisti specializzati, la maggior parte psicologi e psicoterapeuti. Intervengono nelle scuole come “assistenti specialistici”, figure professionali fondamentali nel supporto di alunni con disabilità psicofisiche o con disturbi dello spettro autistico. Talvolta collaborano con l’assistente di sostegno, sempre in classe per qualche laboratorio specifico. Noi operiamo nelle scuole superiori. Abbiamo in carica circa 500, 600 ragazzi a Roma e provincia.
Possiamo affermare che la cooperativa crea anche opportunità di lavoro?
Certamente, tant’è vero che ci stiamo dotando di una serie di personale all’interno della cooperativa che svolga servizi diversi da quelli consueti.
Progetti futuri?
Una delle nostre ambizioni è mettere in piedi una serie di attività, essenzialmente in ambito sociale, per le cooperative e per diverse organizzazioni. Abbiamo di recente siglato un protocollo d’intesa con “Differenza Donne”, l’Associazione che ha l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere. Si interessa, infatti delle donne vittime di violenza, e vorremmo costituire insieme a loro una specie di incubatore d’impresa perché alla fine, accanto ad una riabilitazione psicologica, è importante che le donne possano trovare lavoro ed essere economicamente indipendenti. È un progetto tanto nobile quanto ambizioso.
Uno studio legale costituito da 12 avvocati specializzato in diritto amministrativo, penale, civile si è messo a disposizione della nostra cooperativa per offrire una consulenza gratuita, in termini di suggerimenti di pareri legali, alle vittime di violenza. Così come un analista finanziario, da noi assunto recentemente, che oltre a coordinare i processi delle rendicontazioni, è molto esperto nella creazione di business plan, che non tutti sanno fare. Per cui il laboratorio che noi vorremmo costituire avrebbe il sostegno tecnico di questa persona gratuitamente.
In più stiamo svolgendo un’iniziativa anche a carattere ambientale nel Comune di Cori (Latina), esattamente nella frazione di Giulianello, in cui presto avremo a disposizione un vasto terreno da utilizzare per l’inserimento lavorativo di migranti, per ristrutturare caseggiati presenti e fare ippoterapia per i ragazzi.
Cosa vuol dire fare cooperazione sociale per Lei?
È mettersi al servizio degli altri, di chi ha bisogno di supporti specifici, degli anziani, delle donne vittime di violenza, di chi è considerato più “fragile” e, proprio per questo, da accogliere e sostenere. Disabilità non vuol dire inabilità, ma semplicemente adattabilità.
Prendersi cura e avere attenzione dell’altro sono principi di vita in cui credo, sono valori fondanti della buona e sana cooperazione.
Lei è coordinatore Lazio del Progetto “Diagrammi Nord” per il contrasto al caporalato e del lavoro nero in agricoltura. Cosa vuol dire rivestire questa carica?
Provengo dal Sud, dalla Puglia, sono d’origine salentina. Nonostante il grave fenomeno del caporalato sia più radicato in altre zone, conosco bene e ho visto coi miei occhi situazioni di sfruttamento lavorativo in agricoltura, di uomini e donne in condizioni di vita non dignitose. Sono contento di poter contribuire, attraverso programmi e incontri, nel contrasto di questo grave fenomeno sostenendo il Progetto “Diagrammi Nord” che è ambizioso e senza dubbio condivisibile.
Il rapporto con AGCI.
Abbiamo aderito ad AGCI perché conoscevamo molto bene Eugenio De Crescenzo, attivissimo nel settore sociale. Era un grande amico, la sua scomparsa è stata una grande perdita per me e per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e collaborarci. Dunque aderire all’Associazione è stata, prima di tutto, una scelta personale, anche se fondamentalmente condividiamo gli stessi valori su cui si basa l’AGCI quali solidarietà, creazione di lavoro, inclusione e integrazione sociale.
RASSEGNA STAMPA
METROPOLI.ONLINE
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