Lunedì, 13 Novembre, 2023

Storie di Cooperative AGCI. Dalla Campania con amore con la cooperativa sociale “Damare”

Intervista al presidente Rocco Rota che opera nel mondo del sociale, della formazione e della solidarietà

 

Quando nasce? Con quale scopo?

La cooperativa nasce tra il 2005 e il 2006 con uno scopo ben preciso: unire le difficoltà di alcune persone che stavano per perdere il proprio lavoro e la volontà di un  gruppo di soci che avevano un progetto nobile: dare assistenza a tutti quelli che ne avessero bisogno. Nello specifico,  l'idea progettuale  è un Progetto Terapeutico Riabilitativo Individualizzato (PTRI) che pone al centro tutte   le iniziative necesssrie ed accessorie che soddisfino il fabbisogno della persona attraversando varie aree trasversali come la socialità,  l'affettivita', il lavoro e l'habitat sociale garantendo a chi ne beneficia un percorso di auto-organizzazione e auto-determinazione.

Chi ha bisogno come viene a contatto con voi? Avete una rete?

Abbiamo come riferimento una rete territoriale, siamo infatti, co-gestori con l'azienda sanitaria territoriale.

In ogni distretto è attivato uno stumento che definisce il percorso assistenziale del paziente. Questo è il compito dell'Unità di Valutazione Interdisciplinare (UVI) che,  individuata la criticità, formula un progetto che assecondi il fabbisogno richiesto; a tale richiesta segue la partecipazione dei co-gestori,  tra cui noi, che ci occupiamo in questa delicata fase di sviluppare un progetto che soddisfi appieno i criteri e le necessità del caso. Il distretto, acquisite le risposte alla progettualità d'intervento,  definisce quella più vicina ai bisogni dell'utente e lo affida in carico alla struttura.

Quindi fate un po’ da mediatori?

Il nostro ruolo è quello di co-gestori dei progetti.

Oltre ai servizi legati al settore dell’abitazione offrite altri servizi?

Certo. Scopo della cooperativa è principalmente operare nel settore  sociale, nella riabilitazione di persone svantaggiate (disabili o persone inserite in percorsi di riabilitazione) agevolati e favoriti anche attraverso l’agricoltura sociale. Ci occupiamo, soprattutto, dei laboratori di formazione per poi effettuare successivamente l’inserimento lavorativo. Siamo una cooperativa mista di tipo A e B, quindi oltre a fornire quelli che sono gli strumenti per una sana riabilitazione, svolgiamo anche formazione sul campo con tutor professionisti che affiancano le persone, formandole per essere inseriti nel mondo del lavoro. Possono trovare occupazione anche nella stessa cooperativa  come soci lavoratori o anche presso un Ente no profit attraverso un protocollo d’intesa.

Qual è l’età media delle persone che si rivolgono a voi?

Le persone che afferiscono alle nostre strutture  hanno dai 18 ai 65 anni.

Quanti soci e quanti dipendenti?

La cooperativa ha all'attivo nel suo organico quattordici dipendenti, otto soci lavoratori e sei part time a tempo determinato.

Come si è avvicinato al mondo dell’associazionismo e della cooperazione?

Inizialmente ho intrapreso un percorso da volontario in un’associazione. Il mio cursus studiorum è molto distante da questo settore, ho studiato informatica, ma poi mi sono avvicinato al sociale frequentando corsi di specializzazione  e ho dato spazio alle attività che gravitavano intorno al terzo settore, dalla formazione, all’assistenza e alla solidarietà.

La sede della cooperativa è Mondragone?

Si, in provincia di Caserta.

Cosa vuol dire cooperare per lei?

Per me cooperare vuol dire offrire un contributo quotidiano e concreto, concorrere attivamente al conseguimento di un determinato obiettivo. Cooperare è dare, ma anche ricevere: lavorare insieme per raggiungere il benessere comune, senza tralasciare niente o nessuno.

Quali sono le difficoltà che riscontrate nel quotidiano?  

Le difficoltà sono tante,purtroppo.

Tante volte sono legate alle difficoltà territoriali: ambienti molto ostili e difficili da gestire. Bisogna poi aggiungere alcine difficoltà burocratiche ed amministrative che rallentano il nostro percorso piuttosto che semplificarlo sopratutto nei confronti di chi ne ha bisogno.

Mi racconta una storia di successo che ha coinvolto la cooperativa?

Ne avrei di storie "belle" da racconrarle. Una su tutte: Giulio.

Oggi un uomo, ma con un passato difficile: bullizzato in età adolescenziale, con una famiglia molto umile, ha incontrato difficoltà ad inserirsi nell’ambiente in cui vive e si ritrova ad affrontare la vita con una certa difficoltà. Tra le varie problematiche, ha manifestato una grave crisi e ha subito un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Dopo essere stato collocato in diverse cliniche, le nostre strade si sono incrociate e gli abbiamo dato accoglienza e quindi, gli abbiamo fornito unq formazione. Giulio sta tuttora con noi e, a conclusione del periodo di formazione, verrà inserito in cooperativa qui da noi.

Come è venuto a contatto con AGCI?

Da oltre  quattro anni la nostra cooperativa aderisce all’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. Venivamo da un’altra realtà che è quella di Confcooperative, ad un certo punto però non ci sentivamo più rappresentati. In AGCI abbiamo trovato più fiducia e dialogo.

Conoscevo il presidente dell’epoca, Gianluigi De Gregorio, un buon presidente. Dopo di lui, Pina Colosimo, attuale presidente regionale, con cui ho avuto un forte legame fin da subito perché

in perfetto accordo, con comunanza di pensieri condividendo azioni ed intenti comuni. Ci confrontiamo spesso, quasi quotidianamente. Il dialogo e l’ascolto sono un binomio imprescindibile se si vuol cooperare!

Esistono stereotipi, luoghi comuni, pregiudizi sulle cooperative sociali, molto spesso giudicate di secondo ordine, piccole, truffaldine, beneficiarie di immeritate agevolazioni fiscali, luogo di lavoro precario, poco efficienti. Eppure contribuiscono a migliorare la condizione socio economica del Paese. Non è così?

Per me non è così.  Essere impresa sociale vuol dire affrontare  tutti i rischi e le difficoltà che affrontano le altre imprese. Ci tengo a sottolineare che le cooperative sociali contribuiscono a migliorare le condizioni socio economiche del nostro Paese. Il loro apporto è innegabile.

I progetti per il futuro?

L’obiettivo prossimo della nostra cooperativa è quello di dare maggiore forza all’agricoltura sociale, grazie alla collaborazione con un’altra cooperativa del territorio.

Ci piacerebbe, inoltre, accogliere persone migranti, come gli ucraini, tormentati ed oprressi dalla guerra. Vorremmo fornire loro accoglienza, servizi, inserirli professionalmente. Quindi diventare un vero e proprio punto di riferimento per il territorio, per la comunità.